mercoledì 26 gennaio 2011

Carlo Pignatelli: l’uomo, per una grande occasione

Carlo Pignatelli e l’omonima griffe sono noti al mondo in quanto sinonimi di eleganza, stile, ma anche creatività e innovazione. Da oltre quarantanni, nel rispetto delle tradizioni sartoriali, Pignatelli è un sigillo di garanzia e eccellenza sopratutto per i suoi abiti maschili da cerimonia, apprezzati anche da grandi nomi dello star system. Ecco qualche consiglio.
Com’è lo sposo Carlo Pignatelli per la prossima stagione?
“Lo sposo per la prossima stagione è impeccabile, lineare e rigoroso”.
Quali saranno i colori più usati?
“I colori di punta saranno il blu cobalto e blu china, toni soffusi e notturni; blu crepuscolo con un tocco di grigio brinato”.
Che rapporto ha Carlo Pignatelli con la tradizione?
“Carlo Pignatelli nasce nella tradizione; è proprio quella la base da dove partire per evolverla. Cambia la società e di conseguenza i capi dovranno adeguarsi ai tempi che corrono, ma senza perdere tradizione e identità della maison.”
Quali saranno gli accessori della P/E 2011? 
“Gli accessori sono sempre quelli che ben contraddistinguono un look Carlo Pignatelli: dall’ascot, ai gemelli, alle pochette, fino alle spille”.
Un consiglio, stilisticamente, per i neo sposi?
“Ai neo sposi, per il giorno del loro matrimonio, consiglio di dare all’abito la giusta importanza, di non sottovalutare l’aspetto abbigliativo, perché è quello che prevalentemente contraddistingue questo giorno memorabile”.
Qual è un accessorio/capo di abbigliamento in cui si riconosce e che la identifica? Perché?
“Sicuramente il colore che mi contraddistingue è il blu Cina, colore che ho sempre proposto sin dai primi giorni della mia sartoria; altro dettaglio è l’aver ridisegnato l’abito da cerimonia uomo, mettendo in risalto la silhouette dello stesso eliminando l’eccesso di tessuto sui fianchi e sulle spalle”.
Qual è uno dei momenti che ricorda con più entusiasmo e fierezza nella sua carriera?
“Ce ne sono tanti, ma ancora oggi rammento con particolare entusiasmo la sfilata dei miei quaranta anni di lavoro”.

di Claudia Cataldo

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