mercoledì 28 marzo 2012

Dal numero di Gennaio 2012 - La favola contemporanea di Elisabetta Cardani



Intervista a Elisabetta Cardani, maestra del Flower Design, che ci racconta un suo matrimonio, dove l'orchidea è stata la vera protagonista!










- Siamo a Carobbio degli Angeli, un delizioso paesino in provincia di Bergamo. Elisabetta, noto che l’allestimento decorativo inizia proprio dalla casa della sposa. Partiamo dalla fiabesca passerella.. 
Sì, il decoro comincia dalla casa della sposa. Tra l’altro, essa costituisce già di per sé una location, poiché si tratta di una dimora con annesso vigneto ed una magnifica acetaia; qui gli ospiti si recheranno dopo la cerimonia per un breve ma elegante aperitivo. Si chiama Tenuta degli Angeli, ed è a soli 100 mt dalla chiesa, così abbiamo deciso di stendere una passatoia di colore bianco per dare un risalto simbolico a questo breve ma significativo tratto di strada

- Anche le ghirlande a forma di cuore concorrono ad esaltare questo candido camminatoio... Tutto il percorso è accompagnato da grandi vasi in cotto tinti di rosa, sormontati da cuori in gypsophila e lunghi nastri, che ritroviamo anche all’entrata della chiesa. Sono molto romantici e la sposa li ha scelti perché in perfetta sintonia con il suo stile di “principessa contemporanea”


- Tutto gioca sulle tonalità del bianco, verde chiaro e rosa cipria. Chi sono i protagonisti floreali di queste composizioni?
Tutto l’allestimento, basato su questi delicati cromatismi, ha come comune denominatore l’utilizzo in varie modalità dell’orchidea dendrobio. Utilizzata ora come fiore singolo, ora a catenelle ricadenti, crea linee morbide e accattivanti. Mentre il rosa, molto particolare, nasce dalle rose utilizzate, le cosiddette “Quicksand”, che hanno ispirato molti passaggi: dal colore delle cifre sulle partecipazioni, al menù, ai nastri con cristalli usati come lega tovagliolo, fino alle bomboniere (composte da scatola e bottiglietta di aceto balsamico)


- Passiamo alla chiesa: qui si assiste ad una vera e propria maestria nell’estetica dell’addobbo. E’ il trionfo dell’orchidea e della sua lavorazione sublime..Questo fiore viene plasmato con un’abilità artistica che a tratti ricorda le merlature create dall’uncinetto, o le certosine esecuzioni della lavorazione orafa...
La piccola orchidea dendrobio viene lavorata pazientemente fiore per fiore su fili argentati, che poi consentono di andare a creare i disegni e le morbidezze di tutto il decoro. Quest’orchidea riesce a dare effetti insoliti: ad esempio si possono usare queste catenelle come se fossero delle collane! L’effetto finale è sicuramente importante ma raffinato, inoltre danno leggerezza laddove cascate di fiori più tradizionali avrebbero solo appesantito il risultato finale. La chiesa nel suo complesso non ha un’architetture di rilievo, ma è compensata da una buona proporzione che viene valorizzata proprio con il gioco delle altezze che compare nelle cadute a pioggia delle orchidee dall’altare, dalle panche e dalla mensa celebrativa. Così si ottiene un effetto visivo pieno ma nello stesso tempo leggero, un po’…incantato!


- Dopo il “sì” tutto si sposta a Villa Suardi, location della cena. Ci racconti tutto: dal centro tavola ai preziosi ferma tovaglioli, uso di materiali e colori.
I tavoli degli ospiti sono studiati sui colori scomposti che ritornano nell’intero allestimento: ossia alcuni tavoli sono di colore bianco e altri sono rosati. La preziosità dell’allestimento si nota subito nei lega tovaglioli, composti da una goccia di cristallo, nastro di raso rosa, e una foglia di edera che accompagna una singola orchidea. Risultato: una perfetta definizione di ciascun posto al desco. Il centro tavola invece è un mix ricercato di fiori e colori che ha la piacevole caratteristica di essere donato agli ospiti con semplicità. Lo specchio fissato alla base, insieme alle candele, infondono un piacevole “fascino riflettente” che si propaga per l’intera cena


- A questo punto le chiedo un commento sull’abito della sposa, protagonista indiscusso di ogni cerimonia di nozze: non si può non parlarne…
L’abito di Vera Wang, acquistato direttamente a New York, è come una nuvola che la avvolge. Entrambi gli sposi sono molto belli e costruire la loro scenografia è stato molto entusiasmante; la loro voglia di favola era palpabile e aspettava soltanto di essere sottolineata!Con loro ho avuto da subito una bella intesa, anche perché ormai sono la wedding addict di famiglia, visto che mi sono già occupata dei due precedenti matrimoni di casa! (Vera è la terza di tre sorelle)


- Ultima curiosità: il bouquet?
La tradizione ha voluto che lo realizzasse personalmente la mamma dello sposo, composto soltanto di ortensie bianche!

di Chiara Martinelli

giovedì 8 marzo 2012

Dal numero di Gennaio 2012 - Antonietta Cola: World Champion!





Antonietta Cola è salita sul podio più alto in occasione del Campionato del Mondo Individuale di Acconciatura organizzato da OMC, durante l’ultima edizione di Intercharm Milano. Fra hair stylist provenienti da tutto il mondo “l’Anto”, come la chiamano affettuosamente, si è aggiudicata il titolo di World Supreme Champion. Da cinque anni inoltre si è specializzata in sfilate proprio per sposi. Le chiediamo qualche consiglio.

Come nasce la sua passione per questo mestiere? 
“Mia madre faceva la parrucchiera da quando aveva 13 anni, quindi ho sempre vissuto in mezzo a spazzole, capelli e bigodini. Per me è stato facile individuare la mia strada e il mio futuro: ho sempre avuto sotto agli occhi questa professione che fin da subito si è rivelata una grande passione”.

Quali sono le caratteristiche di un’acconciatura fatta a regola d’arte? 
“Un’acconciatura deve essere pulita, proporzionata e soprattutto deve essere adatta alla persona che la indossa; non importa se lo stile è moderno o più datato, quello che conta è la disinvoltura con cui la si porta, così come quando scegliamo un abito: l’importante è sentirsi a proprio agio”.

In che misura segue le mode e le tendenze del momento? 
“Oggi siamo tutti molto soggetti alle mode trasmesse dai media: le clienti sono molto preparate, seguono colori e stili e spesso arrivano con un’idea già definita. Anche noi dobbiamo adattarci alle tendenze attuali, la ricerca e l’aggiornamento sono preziosi e fondamentali. Abbiamo però uno stile caratteristico che le nostre modelle e clienti apprezzano poiché, convinte del nostro buon gusto, si fidano di noi e della nostra professionalità”.

Nell’acconciatura di una sposa, quali sono gli elementi che devono assolutamente essere presi in considerazione? 
“Il primo consiglio che do alle mie promesse spose è che devono sentirsi a proprio agio sia con l’abito che con l’acconciatura: l’obiettivo che dobbiamo raggiungere insieme è la combinazione fra una perfetta, unica acconciatura e la spontaneità nel portarla. Questa, a mio avviso, è la carta vincente. Una sposa, il giorno delle nozze, ha tutti gli occhi puntati su di sé e per questo deve sentirsi bene e non impacciata. Make up e acconciatura devono essere perfetti e adatti a lei per aiutarla ad essere più sicura e sciolta”.

Un consiglio alle future spose? Osare: sì o no? E in che modo? 
“Questa è una bella domanda. Capire la persona che hai davanti è fondamentale, ci sono spose che sia come personalità che come carattere possono osare e per fortuna lo fanno e sanno portare le acconciature con molta disinvoltura; altre, hanno bisogno di più sicurezza e quindi di un’acconciatura che dia loro stabilità e non apprensione”.

Lei ha vinto il titolo Mondiale per ben due volte. Quali sono stati i risvolti per la sua vita professionale? 
“La mia vita professionale non è cambiata. Amo le mie clienti che sono la linfa della mia professione e il salone che gestisco con mio fratello Cesare rimane al centro delle mie attenzioni. Ovviamente vincere un Mondiale dà molta soddisfazione e crea molto interesse anche a livello mediatico e di prospettive lavorative, ma è stata la passione, l’amore per il mio lavoro che mi ha portato a misurarmi sempre di più con me stessa. Tanta soddisfazione, ma anche tanta emozione. In fondo l’ultimo mondiale l’avevo vinto più di vent’anni fa e non ero più abituata”.

di Claudia Cataldo