lunedì 26 luglio 2010

Parola alla psicologa...


La nostra psicologa Nadia Giorgi e i suoi consigli ai futuri sposi per affrontare al meglio questo grande cambiamento...

LA MUTAZIONE GENETICA DELLA COPPIA
Avete mai pensato a cos’è che nella fantasia rende tanto estasiati fantasticando il matrimonio? Perché brillano gli occhi dalla gioia e nella pancia si sentono le farfalle, immaginando che staremo insieme nella stessa casa? Perché è così ambito “essere due” rifuggendo la solitudine? Cosa nasconde il desiderio di convivenza? Un bisogno psichico fondamentale che muove quasi tutti alla ricerca dell’esser coppia è proprio il viversi fragili, insicuri, indifesi, non completi. L’altro è colui o colei che ha il “mio mancante”. Un’assenza, una mancanza che inconsciamente vado a compensare, innamorandomi, nel diverso da me. Talvolta l’innamoramento lo possiamo provare anche per l’uguale a me. In tale ipotesi è come se a muovermi fosse un’ infatuazione nei miei confronti. Ricorrendo a termini psicologici la possiamo appellare “narcisismo”; è questa declinazione che mi fa apparire molto bello e perfetto chi sono, tanto da non desiderare altro e non sentire la mancanza di qualcosa di diverso da me. Ci sono poi ben svariati bisogni che fanno sì che si crei la coppia. Ad esempio bisogni sociali, quali la procreazione per la riproduzione dell’umanità. Ma la leggera nota di riflessione che vorrei indurre è intorno a questa necessità di condividere la vita. Il tempo imperdonabile trasforma i nostri vissuti emotivi. E’ così che lo scialle in seta, in cui mi avvolgevo con gioia, tepore e piacere, diventa solo una rete a maglie molto larghe, banalmente creata con uncinetto e cotone. Quello che in uno specifico attimo era forte bisogno di essere insieme, in un’altra epoca, sovente vira al bisogno di indipendenza, di autonomia, di esser solo. E allora subentra un “problema di dosaggio”. Come riuscire a condividere e come gustare, concedendosi desideri e piaceri solitari? Nello scrivere mi sto rendendo conto degli innumerevoli punti interrogativi che vi pongo più che offrirvi soluzioni. E’ proprio ciò che intendo fare, stimolando soluzioni individuali, soggettive per la fisiologica mutazione del condividere la vita di coppia. Il bisogno-desiderio di frequentare i miei amici, amici che non sono di mio marito o di mia moglie, può essere vissuto come un “torto” che faccio al partner; da qui discende la scelta di rinunciare al mio individuale non sopportando il dispiacere che gli arreco. Che ne pensate di cimentarvi in calcoli, tra pesi e misure, con la bilancia dell’amore?

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